Arriva il giorno che si è magari felici

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Lettura scenica dalla raccolta di novelle “Le case” di Ugo Betti

Chissà se Ugo Betti avrebbe mai immaginato che dopo novant’anni dalla pubblicazione della seconda raccolta di novelle Le case, edita da Mondadori nel 1933, la sua città gli avrebbe dedicato un tributo. Alla luce di un inspiegabile oblio post mortem della sua figura e delle sue opere probabilmente no, ma i segni della scrittura nel loro essere eterni sono pazienti e aspettano lettori che sappiano trasformare quei segni in concetti, idee, riflessioni. E’ quello che accade quando si leggono le opere di Ugo Betti, siano esse poesie, novelle o testi teatrali. Lo stupore di tale dimenticanza si accresce nella constatazione di tanta profondità leggendo i testi tratti da “Le case”, la raccolta di novelle in cui l’autore camerte ha voluto trattare temi di straordinaria attualità. La casa è sempre stata al centro delle riflessioni di Ugo Betti, anzitutto nelle poesie, in cui il luogo privilegiato degli affetti di pascoliana memoria, sebbene talvolta evanescente, lontano, avvolto da mestizia nostalgica, diventa la proiezione della certezza in opposizione al fuori, alla strada simbolo delle minacce che incombono sulla vita dell’uomo (“casa mia, casa mia! / Vorrei tornare, una sera, e bussare / come uno che ha perduto la via…”). Il conforto arrecato dai “gremiti focolari” negli antichi inverni, nelle novelle “Le case” sembra venir meno per lasciare spazio a ritratti complessi e variegati, in cui gli individui si muovono in un nuovo scenario che trova la sua genesi nel rapido cambiamento sociale, politico ed economico della prima metà del Novecento in Italia. Ugo Betti percepisce le contraddizioni di un’epoca e le mette per così dire in scena secondo quel modo di procedere dilemmatico che diventerà la nota distintiva della sua scrittura: le coppie oppositive ricchi/poveri, giovani/vecchi sono temi privilegiati, come la diffusa trattazione sulla condizione umana esaminata nella sua poliedricità, dove l’alienazione appare l’esito più scontato. Tra i temi di risonanza attuale non manca uno spaccato sulla violenza domestica, mitigata forse all’epoca da uno spirito di solidarietà maggiore rispetto a oggi. L’evoluzione della scrittura di Betti verso il Realismo o Neorealismo dal Re pensieroso in poi approda con le Case ad “un luogo di una intensa riflessione” come ebbe a dire Lia Fava Guzzetta, un luogo di ricerca continua in cui, insieme alla poesia e al teatro, il dibattito sull’individuo e sulla società non ha mai avuto fine. Tutto ciò contribuisce ad assegnare un valore autonomo alla narrativa di Ugo Betti che non si è dedicato alla prosa solo per sperimentare nuovi moduli espressivi da utilizzare altrove, ma ha sentito di dover trattare temi di natura esistenziale facendo di volta in volta ricorso a ogni forma di scrittura possibile, quasi in un incessabile gioco combinatorio. Il Centro Studi Teatrali e Letterari Ugo Betti di Camerino, sotto la direzione tecnico-scientifica del Prof. Francesco Rosati, ha organizzato per domenica 18 febbraio alle ore 17:30, presso l’Aula magna del Polo Scolastico provinciale, una lettura scenica di tre novelle tratte dalla raccolta “Le Case” (Gente su una panchina, Quelli del terzo, La domenica dei poveri). I testi saranno introdotti dalla Prof.ssa Carla Carotenuto, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Ateneo maceratese e componente del Centro Studi, mentre la lettura sarà affidata alle voci recitanti di Sonia Cavirani, Saverio Giannella Pigini, Massimo Raiconi e Donatella Pazzelli che ne cura anche la regia.  Le parole di Ugo Betti saranno accompagnate dalle immagini evocative di Paolo Verdarelli e da musiche selezionate per l’occasione da Francesco Rosati.  Di fronte a tanta miseria morale e materiale dell’esistenza, Ugo Betti non rinuncia ad una prospettiva più ampia e più alta, ricorrendo alla capacità dell’uomo di pensare e ripensare alla propria vita, sperando che arrivi “il giorno che si è magari felici”.

Angela Amici